Aman, italiano di origine Somala, ha quasi 20 anni. Bello, intelligente, astuto e che domina ogni sfumatura della lingua italiana, è arrivato a Roma all’età di 4 anni, scappando da Mogadiscio e dalla guerra. Teodoro è romano, un ex pugile di quaranta anni intrappolato nelle sue colpe e nel suo passato da espiare. I suoi occhi ci ricordano sempre la sua disperazione e la sua solitudine. Da tempo Aman e il suo amico Said hanno scoperto un luogo dove far sprofondare sogni, speranze e illusioni. Sui terrazzi dell’Esquilino, dall’alto dei tetti, si sentono più simili al fiume di gente che si muove freneticamente lungo la strada sotto di loro. E’ li che Said decide di scomparire, è lì che Aman si trova da solo ad abbracciare l’aria. Said parla di progetti, di grandi occasioni: lavorare in un ristorante in Inghilterra… Scorrono schegge di vita, sorvoliamo la città... (continua). Aman incontra Sara e se ne innamora. Lei è il suo sogno irrealizzabile che appare e scompare nella sua vita. Anche lei è smarrita e in cerca della sua identità. Di sfondo una Roma inedita, fatta di disperazione, orgoglio e speranze, desolazione e vagabondaggi. Said è partito e Aman ora si sente veramente solo. E’allora che su uno dei terrazzi, in una notte senza attese, appare Teodoro. Aman non dorme mai, non ci riesce. Non vuole farlo, terrorizzato da incubi e ricordi carichi di sangue e malattie. Anche Teodoro non riesce a dormire, fugge dai suoi incubi e dai suoi eccessi. Il dilemma dell’identità li lega fin dall’inizio, la voglia di sentirsi parte di qualcosa li unisce. Sono due universi distanti che vivono vicini, Aman diventa indispensabile per Teodoro nella ricerca della sua moralità e Teodoro insegna ad Aman che la solitudine può essere un trampolino per conoscere la vita. Aman accompagna Teodoro nel suo passato, nascosto in una bottiglia svuotata da dieci anni, attraverso errori e rimpianti e ne diventa l’angelo custode. Entrambi, pur con esiti opposti, troveranno la forza di liberarsi dalle catene che gli hanno costruito intorno.